dietro le quinte serena biondi

Dietro le quinte del PalaCarrara con… Serena Biondi

Con il girone di ritorno di LBA 2023/24, il Pistoia Basket ha lanciato sul proprio sito, e sui propri canali social, un nuovo spazio che vuole mettere in evidenza tutte quelle persone che, quotidianamente, lavorano e si impegnano per far si che tutto fili liscio, dagli allenamenti in palestra all’evento clou che è ovviamente la partita della domenica. Per ognuno di loro ci saranno cinque domande, uguali per tutti, alle quali rispondere per farsi conoscere meglio anche dai tifosi e dai semplici appassionati.

Dopo aver appreso i segreti, e le curiosità, delle storie che legano il custode del PalaCarrara, Paolo Torrigiani, la fotografa ufficiale biancorossa, Elisa MaestripieriAlessio Fedi che si occupa dell’allestimento grafico e della cartellonistica led e il responsabile della logistica Renzo Cecchi unitamente all’addetto stampa del club Saverio Melegari, è la volta di Serena Biondi all’interno della società dal 2009 che ricopre il ruolo di responsabile segreteria, amministrazione e ticketing.

Quando ti sei avvicinata per la prima volta al Pistoia Basket e perché?

“Sono arrivata per uno scherzo del destino, visto che non sono nata a Pistoia ma vivo in città dal 1999. Fino al 2009 non sapevo nemmeno dove fosse il palazzetto e, forse, anche in quanti si gioca in una squadra di basket. Cercavo un posto di lavoro e feci il colloquio con Roberto Maltinti e Roberto Becciani perché, in quei giorni, Massimo Capecchi era all’estero per motivi professionali: a settembre di quell’anno iniziai con grande entusiasmo e, adesso, sono oramai vicina alla soglia dei 15 anni da quando sono entrata in questi uffici”.

Quali sono i tuoi compiti principali da svolgere quotidianamente all’interno della società?

“Le mie mansioni sono prettamente amministrative e, da quest’anno, mi è stato aggiunto ed affidato l’incarico di gestione della biglietteria: devo dire che è un ruolo che mi si addice perché mi piace parlare con la gente e mi piacerebbe starci ancora di più ma gli impegni sono tanti e molteplici e quindi devo un po’ dividermi. Ma, in una realtà piccola come la nostra, il mantra da ripeterci è sempre lo stesso e semplice: tutti siamo pronti a fare tutto”.

Fra le mansioni da svolgere, quale pensi sia la più difficile, la più piacevole e perché?

“Come ho detto, la parte della biglietteria è una delle mansioni che preferisco perché è legata a dei periodi di lavoro straordinario come può capitare per le varie serie playoff alle quali abbiamo partecipato in questi anni. Sono momenti nei quali, nell’ambiente, c’è comunque tanta euforia e contentezza da parte dei tifosi e di tutti quanti noi: l’estate scorsa era uno spettacolo stare in biglietteria perché vedi la vicinanza delle persone e capisci quanto il pubblico sia contento intorno alla squadra. Sembrerà strano, ma quando sono sotto stress mi piace registrare i movimenti dei conti correnti perché mi serve per rilassarmi, non so perché ma è proprio così”.

Come si vive da dietro le quinte l’emozione della partita della domenica e della grande atmosfera che c’è al PalaCarrara?

“Mi ricordo sempre della mia prima partita, alla quale mi invitò lo stesso Roberto Maltinti, e per fortuna vincemmo altrimenti chissà cosa mi avrebbe detto. Nei miei primi anni le gare me le sono sempre gustate dalla tribuna dall’inizio alla fine poi, col passare del tempo e la crescita di mansioni da svolgere, il tempo è un po’ diminuito. Ad oggi, per esempio, prima dell’inizio della gara devo segnarmi le presenze di tutti coloro che svolgono servizio alla partita, da chi strappa i biglietti agli steward o gli addetti ai cancelli: solo allora, e dopo aver controllato che in biglietteria sia filato tutto liscio, mi metto seduta. Allo stesso modo, però, so che quando questo succede arriva poi sempre qualcos’altro da fare. Ma fa parte del mio compito e va benissimo così”.

Da quando sei all’interno del mondo Pistoia Basket, c’è una persona alla quale sei, o sei rimasto, particolarmente legato e perché?

“Io mi sono legata a tante persone perché questa è diventata la mia seconda famiglia: qui è casa mia e ci sto bene, non ho ansia di venire a lavoro. In questi anni di persone ne ho viste passare e stabilirsi qui davvero tante: alcune sono piacevoli conoscenze, altri degli affetti veri quindi non posso dire una figura soltanto”.